I domenica di Avvento
a cura di don Lino Genero

Invochiamo il Signore perché ci doni il suo Spirito.
Creiamo uno spazio di silenzio, dentro e attorno a noi.
“Dio nostro, Padre della luce, Tu hai inviato nel mondo tuo figlio, Parola fatta carne per mostrarti a noi uomini. Invia ora il tuo Spirito santo su di noi, affinché possiamo incontrare Gesù Cristo in questa Parola che viene da Te, affinché lo conosciamo più intensamente e conoscendolo lo amiamo più totalmente pervenendo così alla beatitudine del Regno. Amen.
Mettiamoci in ascolto della Parola di Dio
Non è un libro, è Cristo, Parola fatta carne, è un seme: contiene la vita in sé.
(lectio: iniziativa o inizio di un cammino ?)
L’Avvento
Tempo di attesa (i primi cristiani erano protesi verso il ritorno del Signore così da dimenticarsi il presente, noi siamo talmente immersi nell’oggi da dimenticarci il fine, l’approdo verso il quale stiamo andando).
Il Signore viene, non si incontra con chi pensa di bastare a se stesso, con chi non ha nessuna domanda e vive in maniera superficiale. Il Signore viene e si incontra con chi è in attesa, con chi è vigilante, in cammino, in ricerca… i pastori che vegliavano nella notte. Gesù viene per darci uno sguardo diverso sulla vita, uno sguardo di novità, di fede, che sa vedere nel “ bambino deposto in una mangiatoia”, la presenza stessa di Dio che viene per dare speranza, gioia, pace.
* Inizio di un nuovo anno liturgico, invito a ricominciare il cammino di fede, ascoltando la Parola di Dio.
* Il profeta Isaia e l’evangelista Matteo ci accompagnano e ci faranno da guida in questo “imparare a guardare” e “incontrare”.
Chi sono i profeti? Si qualificano come uomini di fede, sono dei credenti fino in fondo: vivono ciò che annunciano e sono pronti a resistere ad ogni smentita. Sono attenti ai fatti del loro tempo e li interpretano alla luce del disegno di Dio. Sono uomini liberi, non attaccati a schemi e interessi. La loro forza critica scaturisce dalla loro fede. I settori che la loro critica investe sono:
a) la politica specialmente estera, perché per i profeti Israele non vive la fede, cerca la salvezza con alleanze. La salvezza passa attraverso la fedeltà al Signore;
b) le ingiustizie sociali: ingiustizie tra uomini, tradimento verso Dio (la terra è di Dio e quindi di tutti);
c) la vita religiosa che si esaurisce nel culto e nell’osservanza letterale della legge.
Isaia (7OO – 750 a.c.) vive in un periodo burrascoso: sia dal punto di vista politico: il Regno di Israele è diviso in due regni antagonisti,minacciati dalla potenza Assira, sia dal punto di vista sociale: sperequazioni fra le classi sociali, sia dal punto di vista della religiosità fatta di pratiche a scapito della giustizia.
Fede per Isaia c.7,2: il re Acaz teme una invasione. Isaia invita il re a non cercare alleanze ad appoggiarsi a Dio e rifiutare ogni altra sicurezza. Ma il re, cerca alleanze. Allora Isaia profetizza:avrai un segno, un figlio, Emmanuel. Incredulità è non sentirsi al sicuro se si punta solo su Dio. Fede e incredulità diventano il criterio per giudicare la storia. Dio è fedele e giusto. Se non vivi da popolo di Dio, costruisci secondo la logica della competizione, vai in rovina, ma Dio ricomincerà con un piccolo gregge “il resto d’Israele”, con il compito non di conservare se stesso ma di spendere se stesso per tutti.
La speranza messianica: Isaia parla di un mondo liberato dalla schiavitù, parla del Messia futuro come di un re diverso che porterà la pace… di un servo che morirà per tutti ( cfr. c.9 e 11).
Matteo 9,9-13
la chiamata: pubblicano, perdonato e inviato
– è molto interessato alle parole di Gesù (che raccoglie in 5 grandi discorsi). Unico protagonista è Gesù, portatore della parola di Dio ultima e definitiva.
– la sua comunità è senza barriere, abbraccia credenti provenienti da Israele e dal mondo pagano,aperta ai peccatori: unico elemento di coesione: la fede in Cristo,l’osservanza della sua volontà.
– fatta di “ piccoli”( cfr.11,25-3°), al centro dello zelo pastorale.
– vive della gioiosa certezza del Signore risorto: “sarò con voi fino alla fine del tempo”( 28,20)
Prima lettura Isaia 2,1-5
Messaggio che Isaia, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
I fatti che accadono anche ai nostri giorni sembra lascino poco spazio alla speranza, eppure la prima lettura si apre con una visione di speranza. Isaia descrive con una lucidità frutto dello Spirito l’approdo del nostro peregrinare: un mondo dove le spade divengono aratri e le lance falci. Non si limita alla denuncia del male presente, apre inedite possibilità, frutto dell’azione di Dio, non delle capacità umane. Conclude con un imperativo: “vieni camminiamo nella luce del Signore (espressione che nel vangelo diventa: “seguiamo Gesù”). La speranza si traduce in operosità. Sperare è gettare qui ora, nelle proprie concrete situazioni, le basi del mondo nuovo: cioè semi di pace, di fraternità, di obbedienza al Signore.
Salmo 121
Andiamo con gioia incontro al Signore
Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge di Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano; sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.
Per i miei fratelli e i miei amici io dirò:
«Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio, chiederò per te il bene.
Seconda lettura Romani 13,11-14
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Facciamo memoria degli inizi della fede (del battesimo). Siamo “ consapevoli del momento”, del tempo inaugurato da Gesù con la sua morte e resurrezione, siamo “figli del giorno”: usciamo dall’indifferenza e dalla sfiducia, camminiamo alla luce del Signore.
Vangelo Matteo 24,37- 44
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

L’impegno ad attendere e vigilare deve assumere il volto della quotidianità, nella quale si mangia, si beve, ci si sposa, si lavora. La salvezza o la perdizione dipende da “come” si vivono queste cose di ogni giorno. Possono essere vissute come dono o come possesso. La generazione di Noè perì per mancanza di discernimento. Noè seppe discernere e così salvò se stesso e il futuro. Teniamo gli occhi aperti per vedere il Signore che viene. Vegliamo, siamo sobri, non appesantiti, non distratti da troppe cose. Vigiliamo anche sulla verità del nostro cuore. Ciò che nella quotidianità dei giorni può rimanere nascosto, sarà manifestato alla venuta del Signore. Chiediamo al Signore di vegliare e discernere la sua visita nella quotidianità, per vivere ogni giorno e ora da figlio e da fratello, con fedeltà e sapienza.
Spazio alla preghiera